Ivory Coast TU2T

TU2T 
Negli ultimi anni l’attività del nostro gruppo si è concentrata nei paesi dell’Africa occidentale appena a nord dell’equatore. Con questa ultima attività in Costa d’Avorio abbiamo fatto spedizioni dx nella fascia che va dal Togo alla Sierra Leone.
La Costa d’Avorio è stata recentemente coinvolta in una guerra civile terminata solo a marzo e questo ha sempre scoraggiato l’iniziativa di andare a realizzare le nostre attività in quel paese.
Per motivi vari ci siamo trovati in ritardo nel pianificare la prossima spedizione dopo quella in Liberia a Aprile e in effetti abbiamo cominciato la ricerca dei contatti solo a fine giugno 2011.Le conseguenze della guerra hanno pesato non poco sull’organizzazione, la maggior parte delle informazioni reperibili in rete non erano aggiornate e molti dei riferimenti telefonici si è rivelata inattiva o nessuno rispondeva all’apparecchio.
Poiché è prioritario ottenere le licenze, uno dei primi contatti è stato cercato nel ministero delle comunicazioni, dove venimmo informati che per ottenere le licenze radioamatoriali bisognava rivolgersi alla associazione radioamatoriale ivoriana A.R.A.I.
Purtroppo i riferimenti ricevuti si rivelarono inesatti e le persone irraggiungibili. Solo la perseveranza di Alfeo, che rintracciò un elenco telefonico on line e sistematicamente chiamò i numeri corrispondenti ai nome di alcuni radioamatori, ci consentì, infine, di mettersi in contatto con TU2OP Jean Jacques, presidente della A.R.A.I.
Jean Jacques rispose con entusiasmo alla nostra idea di realizzare una DXpedition in Costa d’Avorio, il paese aveva bisogno di mostrare al mondo che era stata raggiunta una situazione di normalità dopo il burrascoso periodo della guerra civile. Il suo supporto fu importantissimo ed efficace, il rilascio delle licenze fu possibile in tempi ragionevolmente veloci e anche il vanity call di TU2T fu rilasciato senza difficoltà.
La Costa d’Avorio non è un paese  compreso nei most top wanted ma le nostre esperienze in occasione delle precedenti attività in Africa occidentale ci hanno sempre dimostrato che le graduatorie non sono indicative della reale richiesta, in tutte le altre occasioni abbiamo macinato qso dal primo all’ultimo giorno, con pile up senza fine.
Anche in questo caso ci aspettavamo qualcosa  di simile tenuto conto che da circa 10 anni non vi era attività di rilievo da quel paese.
In particolare le bande basse sembravano le più richieste ma eravamo consapevoli che l’intensa attività solare non ci avrebbe gratificato alle frequenze più basse ma ci avrebbe favoriti sulle bande alte, dove ci attendevamo una intensa attività.
La comunità radioamatoriale della Costa d’Avorio consiste in qualche decina di OM, prevalentemente attivi, prima della guerra, in VHF, grazie a un ripetitore installato sopra un alto edificio in Abidjan. Sporadica, invece, l’attività in HF, talvolta da parte a parte di missionari. Attualmente l’attività radio si è ulteriormente ridotta perché il ripetitore e molte delle attrezzature radio sono state rubate o distrutte durante i 18 mesi di guerra civile. Ciò nonostante l’associazione locale A.R.A.I. è ben presente e il presidente TU2OP Jean Jacques è stato recentemente eletto, nell’ultima conferenza IARU tenuta in Sud Africa ad agosto, presidente del Working group STARS (Support To Amateur Radio Service) della regione 1.
 
Nella prima fase delle nostre ricerche avevamo focalizzato, come area delle nostre attività, la costa  occidentale nella regione di Sassandra o S. Pedro, a circa 400 km a ovest di Abidjan. Avevamo infatti identificato la presenza nella zona di un gruppo di isole valide per il programma IOTA e mai attivate.
Nonostante una intensa ricerca, però, non fu possibile reperire alcuna informazione utile a comprendere se una attività da tali isole, anche temporanea, potesse essere realizzata. Inoltre, nonostante le informazioni disponibili in vari siti web, i resort presenti nell’area risultarono inattivi. Durante la guerra molte delle strutture erano state danneggiate o saccheggiate e solo alcune erano operative ma con pesanti limitazioni. Infine, benché tutte le persone contattate ci rassicurassero sulla situazione generale, non poche erano le preoccupazioni in merito alla sicurezza in una area così lontana da centri abitati importanti.
A malincuore, quindi, fummo costretti ad abbandonare l’idea di attivare la referenza IOTA e orientammo le nostre ricerche nella zona prossima ad Abidjan.
L’area a est di Abidjan è caratterizzata da una costa composta da una sottile striscia di terra compresa tra l’oceano atlantico e la laguna. Localizzammo, in questa zona, un resort che, apparentemente, aveva tutti i requisiti che ci interessavano.
La laguna a nord ci assicurava efficaci performance per le nostre antenne e la disponibilità di bungalow avrebbe consentito una gestione logistica ottimale per nostre installazioni.
Infine, la piscina ci avrebbe riservato la possibilità di un buon confort, date le alte temperature ed umidità tipiche di quelle aree.
Tutto quindi sembrava a posto ma rimaneva il dubbio sulla veridicità delle informazioni disponibili in rete, quanto sperimentato in tutti i precedenti contatti con altre strutture faceva temere che anche in questo caso le conseguenze della guerra avessero potuto in qualche modo penalizzare il nostro soggiorno.
Ancora una volta Jean Jacques TU2OP ci venne in aiuto e, insieme ad un altro OM Mathurin, TU5JZ, segretario della  A.R.A.I , si recò al resort, accertando che tutto era secondo le aspettative.
Restava un ultimo problema da risolvere, la connessione internet. Il resort non ne era dotato e questo rischiava di trasformarsi in un grave handicap per la nostra attività. Già nella precedente DXpedition avevamo sperimentato il real time log on line e non eravamo disposti a rinunciarci in questa occasione. Anche in questa occasione l’aiuto di Jean Jacques TU2OP si rivelò prezioso, organizzò un sopraluogo per verificare la copertura della rete con il tecnico di un operatore telefonico ivoriano e, accertato che la zona era coperta, acquistò per nostro conto un access point che ci fece trovare direttamente al resort al nostro arrivo, insieme alle nostre licenze.
Il team, ormai collaudato, composto da Alfeo I1HJT, Angelo IK2CHR, Marcello IK2DIA, Silvano I2YSB, Stefano IK2HKT, Vinicio IK2CIO, era presto al lavoro per preparare ogni dettaglio della spedizione. Un nuovo operatore, Gino IK2RZP si era aggiunto al posto di Carlo IK1AOD, membro storico ma indisponibile in questa occasione.
Bisogna proprio dire che la fantasia delle compagnie aeree è senza limite e ad ogni viaggio ci riserva qualche sorpresa. Nonostante l’esperienza maturata in molti viaggi e tutto il lavoro di cesello da parte di Silvano per calibrare con precisione i pesi dei contenitori delle nostre apparecchiature, giunti all’aeroporto di Malpensa per il check in, il caposcalo della Royal Air Maroc ci contestava che i contenitori delle radio avevano gli spigoli troppo acuti e avrebbero potuto  danneggiare la fusoliera dell’aereo. A nulla valse l’osservazione che l’anno scorso avevamo volato con la stessa compagnia, stessi bagagli e stesso caposcalo, senza problemi. Non ci rimase che, in tutta rapidità, appropriarci di qualche pezzo di cartone e fermarlo sugli angoli mediante una fasciatura in plastica.
Risolto questo inconveniente, il resto del viaggio si svolse regolarmente e atterrammo in orario ad Abidjan, alle 1,00 del 27 novembre.
L’aeroporto di Abidjan è piccolo ma, sorprendentemente, moderno, pulito e attrezzato.
Al controllo doganale tutto andò bene, i funzionari non avevano voglia di cercare fastidi e si accontentarono di guardare la lista delle attrezzature vistata dall’ambasciatore ivoriano in Italia.
M.me Catharine, la proprietaria del resort, ci stava attendendo  e subito caricammo l’ingente massa di bagagli nel suo pick up e noi fummo stipati dentro un mini-van. Dopo 20 minuti di strada asfaltata, attraversato l’immancabile check point sotto gli occhi assonnati del militare di turno, ci avventurammo in una pista in terra battuta, piena di buche profonde e un paio di guadi. Il percorso richiese ulteriori 20 minuti e noi non potemmo evitare di esprimere perplessità, facendo illazioni su ciò che avremmo trovato alla fine di questo tragitto.
Finalmente il resort La Maison de la Lagune apparve davanti a noi, erano quasi le 3 del mattino ed eravamo molto stanchi per il lungo viaggio. L’illuminazione nel resort era scarsa e quella pubblica, inesistente. Ma le sorprese erano terminate, scaricando il materiale ci rendemmo conto che due valige mancavano all’appello. Non riuscendo a capacitarci dell’accaduto, ripercorriamo mentalmente tutto quanto abbiamo fatto dallo sbarco in poi, certamente le valige erano state  sbarcate e le avevamo caricate su un carrello, non trovando una spiegazione non rimaneva che rassegnarsi e ritornare all’aeroporto. Alfeo e Silvano convinsero l’autista a rifare il tragitto ma giunti all’aeroporto, dei bagagli nessuna traccia, né nel parcheggio, né all’interno dove i funzionari addetti gentilmente ci accompagnano a visionare alcuni depositi. Non ci rimaneva altra possibilità che ritornare in orario di ufficio e visionare le registrazioni delle telecamere di sorveglianza. Mestamente, l’autista sempre più assonnato prese la strada del resort ma lungo il percorso arrivò la telefonata di Gino che ci annunciava che le valige sono state ritrovate, erano state scaricate da un inserviente e messe in un angolo buio, dove sono rimasero inosservate. Tutto è bene ciò che finisce bene.
 
La mattina seguente le prime luci dell’alba ci vedevano già al lavoro per esaminare la dislocazione del resort ed installare le nostre cose.
5 dei 7 bungalow disponibili erano occupati da noi e i rimanenti due erano fortunatamente vuoti quindi non c’era nessuno che potesse lamentarsi per il rumore e le nostre urla, che sono particolarmente sonore durante il montaggio delle antenne.
Il nostro equipaggiamento consisteva in 4 stazioni di cui due stazioni principali, ciascuna in un bungalow,  dedicate a CW ed SSB e dotate degli ormai collaudati K3 e lineare Acom, antenna spiderbeam per le bande dai 10 ai 20m, Warc incluse, e  verticale per 40 e 80m. La stazione CW aveva anche, nella spiderbeam,  2 elementi aggiuntivi per i 30m ed una ulteriore verticale “inverted L” era disponibile per i 160m. La terza stazione era dedicata alla RTTY e svolgeva anche funzione di jolly per CW ed SSB, anch’essa dotata di K3 ma con lineare Elekraft KPA 500. L’antenna era una verticale Steppir in grado di operare da 6m a 40m.
La quarta stazione, infine, dotata di un FT857D, era dedicata alla banda dei 6m, anche con funzione di beacon e con antenna cubica 3 elementi. Queste ultime due stazioni erano installate nello stesso bungalow, in modo da poter operare in 6m anche col K3 e lineare, se le condizioni di propagazione lo rendessero proficuo.
L’estensione del resort non era vasta e consisteva in un trapezio i cui lati maggiori erano di circa 100m ed uno era affacciato sulla laguna. Vi erano molte palme alte fino a 20m e molta altra vegetazione fiorita, piacevole a vedersi ma che complicava non poco la scelta del posizionamento delle antenne, tenendo conto dell’esigenza di distanziarle tra loro per permetterci di operare in modi diversi nella stessa banda. Particolarmente problematico è stato il posizionamento delle spiderbeam che richiedono una certa estensione per essere montate e per essere orientate. Riuscimmo infine a posizionarle in modo da essere affiancate mentre la Steppir trovava la sua dislocazione ideale sul pontile in legno che si protendeva sulla laguna, con i radiali immersi nell’acqua. Le altre verticali trovarono spazio tra le palme così come la cubica per i 6.
In poco tempo le stazioni erano pronte ad operare, decine di metri di cavi e radiali erano stesi al suolo, la rete wi-fi pronta così come il link internet.
Il primo collegamento è a log alle 15,14 del 27/10 in 28 MHz con la nostra stazione pilota Arturo IK7JWY, concedendo l’onore del primo qso alla nostra matricola Gino.
Al primo spot nel cluster si scatenava il finimondo, il pile up cominciava subito ad essere intensissimo e tutto lasciava presagire che così sarebbe continuato per il resto della nostra permanenza in Costa d’Avorio.
Come unici ospiti del resort nei giorni feriali potevamo godere del vantaggio di gestire i nostri tempi e i nostri ritmi a nostro beneficio. La colazione e la cena venivano consumate nella veranda della reception, con vista sulla laguna mentre il pranzo veniva servito nella veranda lato mare, vicino alla piscina. Non abbiamo mai rinunciato a riunirci a tavola, abbiamo imparato quanto importante sia il momento conviviale per scambiare le idee, definire i turni di lavoro, ridere e scherzare o stemperare le tensioni.
Nonostante i disagi e l’interruzione nella attività nel periodo della guerra, il resort aveva conservato una buona reputazione ed il ristorante, con un menù vario e raffinato, era frequentato, soprattutto nel fine settimana. da diverse persone, in gran parte di pelle bianca che M,me Catherine ci disse fossero funzionari governativi, militari francesi, membri delle UN in missione tra cui un OM brasiliano che, saputo della nostra attività, volle fare conoscenza con noi e ci promise di aiutarci per una possibile spedizione in Sud America.
Quando i restanti due bungalow venivano occupati nel fine settimana ci veniva garbatamente chiesto di moderare le nostre esternazioni, specialmente notturne, per non disturbare gli altri ospiti.
La proprietaria del resort, M. me Catherine, è una minuta ma energica signora francese che ha realizzato una autentica isola di stile e buon gusto del tutto inaspettata in un paese africano. Il resort è molto pulito e curato, le camere, una per ogni bungalow, sono tutte arredate ispirandosi a tematiche diverse tra loro, la reception è una piccola galleria d’arte. La nostra lunga permanenza ha talvolta messo in difficoltà il M. me Catherine e il cuoco, sempre impegnati a proporci menù diversi. Bisogna dire che la cucina era eccellente, le carni erano saporitissime così come il pesce, spesso portato freschissimo al ristorante dai pescatori del villaggio accanto al resort. Un giorno questi portarono un barracuda lungo oltre 1 metro che, cucinato e servito sotto forma di spiedini, si rivelò una gradevole scoperta.
Peccato per Stefano che non mangia il pesce, non sa che cosa si è perso!
Dalla piscina del resort, vicina alla riva del mare, era possibile assistere al quasi quotidiano rituale della pesca, le reti venivano calate a sera parallele alla costa da un paio di lunghe e strette barche spinte a remi e salpate la mattina dalla riva da tutti i componenti del villaggio, uomini, donne, bambini, che mediante grosse e lunghe funi tiravano a riva, al ritmo scandito del capo villaggio, le sacche a volte piene di pesci di piccole dimensioni e di grosse meduse, che venivano rigettate in acqua.
Il mare è sempre agitato in quella costa dell’Africa, con onde alte almeno un metro la cui violenza sconsigliava di avventurarsi in acqua. La piscina rappresentava un’ottima alternativa ed era piacevole immergersi per rinfrescarsi dal calore e dalla forte umidità o per caricarsi prima di affrontare il proprio turno di pile up.
In tutte le spedizioni dx, passato il primo periodo di installazione delle apparecchiature e con l’inizio della attività, incomincia l’affinamento delle stazioni e la ricerca della risoluzione dei problemi. Alle spalle del resort c’era la linea elettrica principale a media tensione e presto ci rendemmo conto che questa induceva un fastidioso rumore nella spiderbeam usata dalla stazione ssb. Decidemmo di spostare l’antenna fino alla riva della laguna, per allontanarla dalla sorgente del rumore. L’antenna venne abbassata e spostata, senza smontarla, fino alla sua nuova posizione, dribblando le palme. Sembrava di assistere alla processione del Santo Patrono, con l’antenna portata in trionfo. E, per completare il quadro, durante l’operazione, un elicottero militare francese della vicina base cominciò a roteare sopra di noi con l’equipaggio che scattava fotografie. Non sapremo mai se lo spettacolo li ha divertiti, fortunatamente le loro attenzioni si limitarono a questo episodio.
Sentivamo spesso raffiche di armi da fuoco provenire dalla riva opposta della laguna, ci venne detto che si trattava di esercitazioni, ci preoccupava pensare alla possibilità che qualche incursore ci facesse qualche visita non annunciata.
La spedizione dx è anche l’occasione per sottoporre le apparecchiature a pesanti stress, se c’è qualche difetto latente, questo prima o dopo si manifesta e questa teoria è stata anche questa volta confermata. La prima a cedere fu la antenna Steppir, prima un guasto al dispositivo di recupero della bandella scorrevole, poi al controller la mettevano presto fuori servizio. Si rimediava all’inconveniente costruendo delle verticali in filo sostenute da canne da pesca o anche semplici bastoni di legno. Anche il lineare Elekraft KPA 500 manifestava i suoi vizi di gioventù, un condensatore nel gruppo filtri della banda dei 18 MHz bruciava. Fortunatamente uno di pari valore era disponibile tra i nostri ricambi e il problema era presto risolto, anche grazie alla tempestiva consulenza on line di IK4ISQ Carlo Bianconi responsabile tecnico Elecraft in Europa. Questo amplificatore è da poco disponibile sul mercato e questa spedizione è stata uno dei primi test pesanti a cui esso è stato sottoposto. A parte l’inconveniente qui segnalato, per il resto ha sempre funzionato egregiamente anche dopo ore e ore di pile up in rtty con 8000 qso e 4000 qso in cw e ssb.
Abbiamo già sperimentato in precedenti spedizioni l’efficacia delle antenne montate sull’acqua e anche questa volta la tesi è stata confermata, le antenne verticali montate sul pontile fornivano prestazioni di tutto rispetto grazie allo capacità riflettente della laguna.
L’abbondanza di macchie solari ci consentiva di operare sulle bande alte per tutte le ore del giorno e spesso anche notte fonda e non era raro trovarsi ad operare, in 10m, con 3 stazioni in 3 modi diversi contemporaneamente.
La propagazione in 6mt è stata molto al disotto delle nostre aspettative, propagazione a macchia di leopardo con segnali bassi e chiusure improvvise, anche l’uso del lineare non serviva ad aumentare il pile up. L’impegno è stato molto anche su questa frequenza, abbiamo raccolto 1015 qso e 35 country compreso tra i quali  LU,ZP,KP4,SM.
La propagazione delle bande basse però è stata problematica. Da subito abbiamo montato una beverage e una DHDL per la ricezione ma si sono subito rivelate inefficienti probabilmente a causa delle proprietà del terreno sabbioso, intriso d’acqua ad una certa profondità.
Che il suolo avesse un effetto marcato sulle antenne lo avevamo riscontrato già nella fase di taratura delle verticali per i 40 e 80m quando ci siamo resi conto di doverle allungare notevolmente, 1 metro quella dei 40m oltre 2 quella degli 80, per portarle in risonanza. Le bande basse, contrariamente alle aspettative, erano piuttosto silenziose e le antenne di ricezione non davano beneficio e non miglioravano, anzi a volte peggioravano il rapporto segnale – disturbo costringendoci ad ascoltare con l’antenna verticale.
Decidemmo di smontarle e di installare, invece, una diamond loop e un dipolo basso anche per far fronte ad un aumento del rumore in banda, fortunatamente durato solo 2 – 3 giorni. Col dipolo non ottenemmo risultati mentre con la diamond loop  notammo dei miglioramenti ma il vero problema era quello che i segnali che arrivavano ai nostri ricevitori erano estremamente deboli. Ci prodigammo in numerosi sforzi per migliorare le nostre performance, fino a montare la verticale per i 160m appesa ad una palma che si protendeva sulla laguna e a costringere Vinicio ad immergersi nella caldissima acqua della laguna per stendere i radiali lunghi 40 metri. Questo determinò dei miglioramenti sull’emissione del nostro segnale ma nessun beneficio in quelli ricevuti. Noi abbiamo fatto del nostro meglio e non c’è stata notte in cui non siamo stati presenti nelle bande basse ma purtroppo le condizioni favorevoli si sono verificate raramente.
Quasi ogni giorno, spesso nelle ore notturne, si scatenava un acquazzone e un temporale ma il rumore delle scariche statiche non era troppo fastidioso e non peggiorava sostanzialmente il rumore nelle bande, a parte l’ultima notte della nostra permanenza quando fummo costretti a spegnere tutti i nostri apparati.
Dopo alcuni giorni ricevemmo finalmente la visita di Jean Jacques TU2OP e di Mathurin TU5JZ, è finalmente l’occasione per conoscerci dopo un intenso scambio di mail e di telefonate, il loro contributo è stato fondamentale per la riuscita della nostra spedizione.
Hanno promesso di informarsi sulla possibilità di attivare l’isola IOTA, cosa a cui terrebbero molto per dare prestigio alla attività radioamatoriale ivoriana, chissà che in futuro questa possibilità si realizzi.
Nelle precedenti spedizioni in Africa siamo stati afflitti da pesanti problemi dovuti alle interruzioni della alimentazione elettrica, fortunatamente in Costa d’Avorio questo è avvenuto raramente, una prima interruzione la abbiamo avuta il giorno del nostro arrivo e abbiamo temuto che fosse il prologo a problemi futuri ma poi l’alimentazione è rimasta stabile per tutta la settimana successiva. Il resort era dotato di un generatore da 15KW ma, quando dopo una settimana si verificò una prima interruzione, constatammo che esso erogava la tensione troppo bassa e produceva, a volte, dei rumori meccanici poco rassicuranti. Decidemmo di non rischiare le nostre apparecchiature e attendemmo il ritorno dell’alimentazione normale dedicando il tempo di inattività radio a fare foto e a rilassarci in piscina, non tutto il male viene per nuocere. Solo l’ultima notte, in coincidenza con un forte temporale, fummo costretti a spegnere tutte le apparecchiature. L’alimentazione fu ripristinata per qualche ora la mattina successiva ma dopo ricominciarono le interruzioni. Il temporale doveva aver prodotto danni anche alla rete interne ivoriana perché da quel momento rimanemmo isolati. Nel nostro ultimo giorno di permanenza avremmo voluto operare fino a pomeriggio inoltrato almeno con una stazione ma visto che l’alimentazione era molto irregolare e non c’era rete internet, decidemmo di smantellare tutte le stazioni con qualche ora di anticipo.
Ancora una volta siamo riusciti a mantenere attivo l’aggiornamento real time del log grazie al software messo a punto da Giacomo IH9GPI, moltissimi sono stati i commenti positivi sulla nostra guestbook page e sui vari forum.
Questo non ha evitato, comunque, di mettere a log 3072 qso doppi, prova che numerosi OM ancora non consultano il log on line. Inoltre, in coincidenza con la nostra spedizione, c’era in aria T2T, capitava a volte che qualcuno inviasse uno spot errato nella rete packet cluster indicando quel call su una nostra frequenza e immediatamente venivamo inondati da chiamate, segno che sono in tanti a leggere unicamente cosa appare sul video senza ascoltare la stazione interessata.
Approfittando della rete internet, ragionevolmente veloce, abbiamo voluto provare a stupire il mondo con “effetti speciali”, mettendo in atto alcune trasmissioni in streaming, rendendo visibile on line la nostra attività e con la possibilità di ascoltare l’audio della radio e di chattare. Con questo abbiamo cercato di rendere partecipi i nostri corrispondenti su cosa si prova nel trovarsi dall’altra parte del pile up. La cosa ha riscosso un notevole interesse, abbiamo avuto alcune decine di utenti in linea, nel sito Hamradioweb della nostra stazione pilota e numerosissimi commenti positivi.
Due settimane scorrono in fretta e in un batter d’occhio arrivò il momento di chiudere le attività, abbiamo sfiorato 80.000 qso, se non fosse stato necessario interrompere l’attività la notte precedente l’ultimo giorno e a non poter operare fino all’ultimo, forse avremmo potuto raggiungere questo target anche se noi non abbiamo mai mirato a mettere a log il maggior numero di qso.
Nuovamente, dopo aver caricato il pick up di Catherine, ci mettemmo in viaggio per l’aeroporto, tutto si svolse senza imprevisti, a parte una indagine supplementare con lo scanner da parte della sicurezza sul nostri bagagli, dopo che il caposcalo ha appreso che trasportavamo apparecchiature radio. Fortunatamente l’indagine si concluse senza la richiesta di aprire i bagagli, cosa che ci avrebbe creato qualche problema dal momento che Silvano aveva dimenticato le chiavi dei lucchetti dentro una valigia!
Anche questa spedizione è ormai storia passata ma ogni volta sono sensazioni ed emozioni nuove che si provano e che rimangono in noi, il cui ricordo fa istantaneamente alzare il livello di adrenalina. Non sappiamo quante ore abbiamo dormito durante la spedizione, molto poche a giudicare dal sonno profondo in cui tutti cademmo durante il volo di ritorno e dal crollo fisico subito al rientro a casa, ma anche questo fa parte del gioco.
Vogliamo ringraziare tutti gli amici e sponsor che ci hanno sostenuto, tutti quelli che si sono comportati correttamente e ci hanno consentito di operare in modo veloce ed efficace anche se faticoso, un ringraziamento speciale alla nostra stazione pilota Arturo IK7JWY col suo prezioso supporto sul sito Hamradioweb, un altro grande ringraziamento a Giacomo IH9GPI, autore del meraviglioso software che permette di aggiornare il log real time.