Togo 5V7TT

5V7TT DXpedition Togo 2010

L’Africa esercita su di noi un irresistibile richiamo e quella che descriveremo è la quinta spedizione consecutiva che il nostro gruppo compie in questo splendido e misterioso continente. Dopo le spedizioni in Niger, Somalia, Djbouti, Sierra Leone e Ghana, quest’anno siamo sbarcati in Togo. Perché l’Africa e in particolare la costa occidentale, nostra meta negli ultimi tre anni? È difficile rispondere a questa domanda perché forse risposta non c’è, noi non cerchiamo il luogo, il monumento, il paesaggio, sono altre le motivazioni che ci spingono a scegliere un posto invece di un altro. Quello che noi cerchiamo in un paese è il carico di adrenalina che questo ci può riservare nel momento in cui accendiamo la radio e ci troviamo sommersi da pile-up furibondi e noi cerchiamo di velocizzare al massimo il traffico oppure cerchiamo di carpire le poche lettere di un call tra le violente scariche di un imminente temporale o quando, inermi, imprechiamo per uno degli improvvisi ma non infrequenti black out dell’alimentazione elettrica. E l’Africa di queste sensazioni è generosa. La costa occidentale è in posizione privilegiata, specialmente in periodi di bassa attività solare, a nord si trova l’Europa, a nord ovest gli USA, a nord est Europa orientale, Russia asiatica, Giappone e l’Africa occidentale è al vertice di questo triangolo.
Le ruote dell’aereo si erano da poco staccate dal suolo Ghanese un anno fa e già eravamo a chiederci dove ci avrebbe portati la prossima spedizione. Sì perché noi siamo fatti così, abbiamo ancora le orecchie stanche e ronzanti dopo 15 giorni di iperattività condita da un congruo debito di sonno e già siamo a pensare dove andare la prossima volta!
Quindi subito dopo il ritorno cominciamo la ormai consueta attività di ricerca, analisi del ranking tra i country “most wanted”, ricerca del sito, presenza di isole ecc. il tutto condito da considerazioni sulla propagazione, proiezioni sulle macchie solari e via di questo passo.
Proprio le condizioni della propagazione ci consigliarono di focalizzare le nostre ricerche ancora una volta verso l’Africa in quanto l’attività solare è ancora bassa e incerta per farci prendere in considerazione destinazioni più lontane, anche se più esotiche.
La prima destinazione presa in considerazione fu il Gabon, obbiettivo su cui lavorammo non poco prima di abbandonarlo per tutta una serie di controindicazioni. Era ormai maggio del 2010 ed i primi 6 mesi erano trascorsi senza risultati ci trovammo costretti a forzare i tempi.
Venimmo in contatto con Franco I1FQH che già era stato in Togo lo scorso anno e che aveva in programma di tornare a luglio. Grazie a lui potemmo avere utili contatti con persone a Lomè e riuscimmo ad ottenere le licenze e una dichiarazione del ministero delle comunicazioni, utilissima per riuscire ad importare le apparecchiature.
Cominciavano pertanto le ricerche di un sito che possedesse tutti i requisiti necessari a svolgere la nostra attività. Sfortunatamente il Togo non ha isole quindi niente attività collegata allo IOTA però se questo poteva rendere, da un lato, meno interessante la nostra attività, dall’altro semplificava le ricerche rendendoci liberi da vincoli sulla scelta della località ove installarci. Il Togo non era certo al top tra i “most wanted” ma benché vicino alla centesima posizione, poteva comunque riservarci qualche soddisfazione anche contando su qualche apertura sulle bande alte conseguente ad un certo risveglio della attività solare.
La ricerca di una struttura con le caratteristiche adatte ad accoglierci e a permettere la nostra attività non fu facile. Trovammo, grazie ad internet, un resort appena fuori Lomè, in riva al mare. Cominciammo i contatti e tutto sembrava procedere verso la conclusione, anche Franco, (in Togo in occasione della sua attività come 5V7DX ) visitò il luogo e ci trasmise alcune foto e concludemmo che sì, il resort poteva andare bene. Ma dopo un nutrito scambio di mail e varie telefonate, ricevemmo comunicazione che la nostra prenotazione era stata rifiutata. Anche Coco, amico di Franco in Togo si recò a parlare col responsabile del resort per conoscere le ragioni del rifiuto e comprendemmo che il motivo era la preoccupazione riguardo le nostre attività, il timore di attirate l’attenzione di qualche autorità di polizia e avere, di conseguenza, dei problemi.
Eravamo ormai a fine luglio e dovemmo correre urgentemente ai ripari cercando un sito alternativo. Sempre grazie alle ricerche di Stefano sulla rete, scovammo un altro resort in riva al lago Togo, non lontano da Togoville, la vecchia capitale, a circa 30 km da Lomè.
Purtroppo il luogo non era visibile su Google Hearth perché in una zona a bassa definizione quindi non rimaneva che affidarci alla fortuna. Risolto il problema del resort, rimaneva quello del peso delle attrezzature, aggravato dalla improvvisa defaillance da parte di Carlo IK1AOD, costretto a rinunciare per motivi di salute.
Avevamo previsto di utilizzare delle antenne verticale in fase per le bande basse, le più richieste, ma dovemmo rinunciare per non eccedere nel peso dei bagagli. Silvano, con un’opera da certosino, riuscì a compiere il miracolo impaccando le tre stazioni complete in solo 12 colli, 2 a testa, il cui peso era inferiore a 23 kg. I PC e gli indumenti personali sarebbero stati trasportati nei bagagli a mano, cercando di contenerne il peso entro 10 kg. Le tre stazioni erano costituite dalle ormai collaudate K3, 2 lineari Acom 1000 e uno solid state da 500W, 2 antenne spyderbeam, 2 verticali 40-80, 1 L invertita per i 160m. L’alluminio ormai bandito da tutte le antenne rimase solo per la leggera verticale 7 bande, che ci accompagna da anni, per tutte le altre antenne si ripiegò sulla leggera vetroresina.
Per la ricezione delle bande basse decidemmo di sperimentare alcune soluzioni diverse allo scopo di confrontarle tra loro sul campo e trovare riscontro ai diversi pareri che si possono leggere in rete.
Una di queste era la “diamond” già usata in Ghana, la seconda una DHDL (doppio loop in fase) e una matassa di 200m di filo per una “beverage” entrata in valigia all’ultimo minuto grazie all’insistenza di Vinicio. Non avevamo certezza di poter installare lunghe “beverages” quindi dovevamo essere preparati ad ogni circostanza, anche in previsione di bande piuttosto rumorose.
E poi vario materiale per mettere in rete i PC, alimentatori, cavi coassiali, cavetteria varia, spray antizanzare, tirante e picchetti e varie altre cose. Non poteva mancare la caffettiera elettrica e una robusta scorta di caffè.
Ottenere le licenza da questi paesi non è mai facile e banale, a parole le promesse si sprecano ma raramente sono seguite dai fatti. Fortunatamente, grazie all’aiuto di Franco e dei suoi amici a Lomè che si recarono più volte presso gli uffici competenti, fu possibile ottenere la documentazione scritta prima della nostra partenza, incluso una preziosissima dichiarazione dell’autorità delle telecomunicazioni che certificava che le attrezzatura da noi trasportate erano destinale all’uso radioamatoriale. Questa dichiarazione rivesta una importanza fondamentale perché facilita enormemente le procedure di importazione e riesportazione delle attrezzatura, all’arrivo e alla partenza.
Arrivò finalmente il giorno della partenza e nel pomeriggio di sabato 10 ottobre ci trovammo, armi e bagagli, all’aeroporto di Malpensa. Il primo intoppo lo incontrammo al check-in dove scopriamo che, per qualche strana ragione, il volo di Marcello,Angelo e Vinicio, benché risulti prenotato fino a Lomè, per il sistema informatico della Royal Air Maroc finisce a Cotonou in Benin, dove l’aereo fa scalo prima di atterrare a Lomè. Nonostante numerosi tentativi dell’impiegata, non si trovò altra soluzione che partire e cercare di risolvere il problema una volta giunti a Casablanca, scalo di transito. Fortunatamente si trattava di un disguido del sistema che venne facilmente risolto al desk dei transiti a Casablanca.
Il Togo non è lontanissimo, poco più di 4.000 km dall’Italia ma il viaggio non è breve e partendo alle 17,30 da Malpensa si atterra a Lomè alle 03,30Z del mattino successivo. Constatato l’arrivo regolare dei bagagli, il primo ostacolo da superare è la dogana. Coco e lo zio di Don Lorenzo (parroco di origine Toghese e residente nel Monferrato) erano già ad attenderci nell’area doganale per assisterci ma la richiesta del funzionario fu di attendere fino all’arrivo del loro responsabile, a mattina inoltrata. Secondo un copione già visto in Ghana l’anno prima, dopo lunga discussione e grazie alla dichiarazione dell’autorità delle comunicazioni, riuscimmo ad uscire dall’aeroporto non senza aver depositato una cauzione di 400 E. e con l’impegno di tornare in dogana a parlare col responsabile il giorno successivo.
Il minivan dell’hotel era fuori ad attenderci e, stipati i bagagli all’interno e dividendoci in parte nell’auto di Coco, raggiungemmo il resort dopo circa un’ora di guida.
Appena arrivati a destinazione ci rendemmo conto di aver avuto fortuna nella scelta, il posto è gradevole, le camere confortevoli, l’ambiente è pulito. Si tratta di una serie di bungalow a schiera, 22 camere in tutto, allineate di fronte al lago. Avevamo riservato 4 camere, ne scegliemmo 2 coppie comunicanti tra loro, alle due estremità del resort per minimizzare le interferenze. Decidemmo di installare la stazione SBB, che è la più rumorosa, in una coppia di stanze e le stazioni CW e RTTY nelle altre stanze.
Iniziammo immediatamente l’installazione della prima stazione e delle relative antenne , Spiderbeam (28/24/21/18/14/30) Verticale 40/80 e alle 12,08 UTC mettiamo a log il primo qso in 18 cw con EA7KJ.
Seguì la seconda stazione e nella fase finale del montaggio della seconda spiderbeam venimmo investiti da un violento acquazzone con raffiche di vento gelido. Per evitare la caduta dell’antenna fummo costretti a resistere all’aperto sotto gli scrosci d’acqua e ultimare l’ancoraggio ma a lavoro ultimato eravamo bagnati da strizzare, il tempo africano ci aveva appena dato il suo benvenuto!
La nostra attività frenetica nel montaggio delle antenne, stesura di fili ecc, non era certamente passata inosservata al personale del resort e agli ospiti ma la titubanza non andò oltre al formulare qualche domanda incuriosita. Il resort è praticamente vuoto nei giorni feriali e si anima un po’ durante il w.e. soprattutto la domenica a pranzo, quando viene organizzato un “buffet”. Il ristorante gode della reputazione di essere uno dei migliori di Lomè e a volte qualche ospite lo frequenta per il pranzo, anche nei giorni feriali. In effetti la cucina non era male, stile francese, anche se mancavano le aragoste consumate in abbondanza in Ghana. L’assenza di ospiti non ci disturbava, anzi ci evitava di dover dare continuamente spiegazioni e ci permetteva di muoverci in libertà anche durante le ore notturne. Il clima è caldo e molto umido in questa stagione ed è piacevole ristorarsi con un bagno di tanto in tanto. Purtroppo l’acqua del lago non è troppo pulita e ci è stato subito sconsigliato di bagnarci nelle acque dolci. Il mare è abbastanza vicino, un paio di km, ma la tipologia della spiaggia e delle onde di risacca sconsigliano decisamente di avventurarsi tra i flutti pena essere trascinati al largo e incontrare serie difficoltà a ritornare a riva. Fortunatamente il resort dispone di una piscina di cui abbiamo spesso beneficiato.
Non abbiamo mai fatto incontri spiacevoli con animali selvatici e pericolosi, anche quando eravamo costretti ad avventurarci nel prato dove era installata la spiderbeam per ruotarla verso l’Europa, gli USA o il Giappone via lunga. L’erba arrivava quasi alle ginocchia e vi erano piante orticanti ma nonostante noi calzassimo solamente dei sandali, non abbiamo mai avuto incidenti anche se ci muovevamo con un po’ di apprensione. Gli unici animali selvatici erano una coppia di coccodrilli tenuti nel resort come attrazione dentro una vasca in cemento, protetta da reti metalliche. Erano praticamente immobili per tutto il tempo e mettevano un po’ di tristezza pensandoli così costretti a trascorrere la loro vita in una cattività così sacrificata.  
Dopo aver organizzato spedizioni DX da alcuni anni, abbiamo raggiunto un elevato grado di sofisticazione nei nostri set up, cercando di rendere sempre più efficiente la nostra attività e sfruttare al massimo le aperture della propagazione nelle varie bande, soprattutto quelle alte, anche quando questa non è favorevole.
Abbiamo sperimentato che è molto utile avere le stazioni in rete tra loro, questo permette di monitorare continuamente le bande attive per le diverse stazioni e, quando una trova condizioni favorevoli, di avvisare in tempo reale le altre per tempestivi spostamenti. Tutto questo è possibile utilizzando il software N1MM ma è necessario creare la rete e risolvemmo brillantemente il problema della distanza delle stazioni realizzando una rete wi-fi dedicata.
Un grave handicap del resort, di cui eravamo a conoscenza, era l’assenza di accesso ad internet.
Abbiamo sperimentato quanto importante sia l’accesso a internet, per avere i feedback, per il collegamento al packet cluster, per l’aggiornamento del log-on-line pertanto appena giunti sul posto ci attivammo prontamente per risolvere il problema. Con l’assistenza di Coco, Alfeo fu costretto a  peregrinare per due giorni nella capitale, visitando gli uffici dei due gestori della telefonia mobile, per poter finalmente trovare la soluzione, una chiave ad accesso “flat” con tecnica tipo GPRS ma con connessione piuttosto lenta il cui costo, tra chiave, cauzione ecc. superava 300E! Purtroppo non c’erano soluzioni alternative percorribili e fummo costretti a sottostare a questo taglieggiamento.
Con l’accesso alla rete fu possibile realizzare la connessione al packet cluster, inizialmente alla stazione SSB poi estesa alle altre mediante una seconda rete w-fi dedicata.
L’aggiornamento del log-on-line merita una citazione specifica. Per il cacciatore di dx, disporre del log-on-line significa poter verificare se un qso è realmente stato correttamente registrato da parte della stazione dx. Ciò è particolarmente utile quando il qso avviene in condizioni difficili e si ha il dubbio che il call possa essere stato mal compreso. Con questo si evita quindi di dover ripetere il qso, se non necessario. Per la spedizione dx ciò significa limitare il numero di qso ripetuti e dare l’opportunità del collegamento ad altri. Di solito l’aggiornamento del log-on-line è fatto su base giornaliera o più spesso se la spedizione dx dispone di un buon collegamento con internet. Solo pochi anni fa, in occasione della nostra spedizione a Mucha Isl. (Djibouti) per aggiornare il log-on-line eravamo costretti a navigare fino alla terraferma e fare l’operazione da un internet caffè.
Come abbiamo già detto, qui in Togo il collegamento con la rete era lento ma nonostante questo siamo stati in grado, per quasi tutta la durata della spedizione, di aggiornare automaticamente il log-on-line ogni 5 minuti! Il miracolo lo ha compiuto Giacomo IH9GPI che ha appositamente realizzato un software in grado di compattare ai minimi termini il log prodotto dal N1MM e trasmetterlo al sito web per l’aggiornamento. Nonostante la lentezza della rete il sistema ha funzionato alla perfezione per tutto il tempo. Ciò però non ha evitato che molti ci chiamassero ugualmente per fare qso doppi, alla fine della spedizione avevamo a log oltre 2.000 qso doppi, decisamente troppi, in relazione alle sforzo profuso per aggiornare il log-on-line.
Una volta ultimato il set up delle stazioni le operazioni partirono alla grande, nonostante il country 5V fosse vicino alla centesima posizione, il pile-up fu molto nutrito, molto al di sopra delle nostre più rosee previsioni. Le bande basse erano purtroppo molto rumorose, specialmente gli 80 e i 160m e questo non ha permesso di fare grandi numeri nonostante il nostro impegno e la presenza assidua in aria anche durante le ore meno umane. Abbiamo avuto modo di comparare diverse in ricezione per le bande basse e possiamo affermare che la “beverage”, diretta verso nord, le sovrastava tutte. La DHDL, orientata verso gli USA si rivelò sorprendentemente valida in 80m ma in 160m risultò inferiore alla “beverage”. La “diamond” confrontata alle altre risultò quasi completamente sorda.
I bungalow del resort sono orientati sull’asse nord – sud e questo ci impose di installare le antenne direttive una dietro l’altra e benché la distanza tra loro fosse di circa 100m, questo allineamento fu causa di problemi di mutua interferenza su alcune bande. Avevamo però il vantaggio di essere vicino ad un ampio specchio d’acqua che funzionava da riflettore nelle direzioni nord e ovest. Per meglio sfruttare questa situazione installammo la piccola verticale a 7 bande direttamente nell’acqua ottenendo sorprendenti risultati, oltre 9000 qso in CW e RTTY, la maggior parte fatti con solo 100W.
La precarietà dell’alimentazione elettrica sembra essere una costante in Africa e quasi ogni giorno fummo afflitti da una o più interruzioni di durata variabile da alcuni minuti a 1 o più ore. E anche il tempo ci riservò il quasi quotidiano acquazzone tropicale, con il relativo strascico di scariche statiche. Il resort è dotato di un grosso generatore diesel da 100KVA che viene avviato quando l’interruzione della rete principale si prolunga. L’inserimento del generatore è manuale ma noi, nonostante le nostre richieste, non venivamo mai avvertiti quando questo veniva disconnesso al ripristino della alimentazione da rete e ciò per noi significava, per ogni interruzione della rete principale, due interruzioni dell’alimentazione. Il venerdì notte, a metà spedizione, fummo investiti da una tempesta tropicale con violentissimi scrosci di pioggia e vento molto forte. Fortunatamente alle prime luci dell’alba potemmo verificare che le antenne non avevano subito danni, a parte la verticale 7 bande che a causa della rottura di un tirante, era finita a bagno. Fortunatamente l’acqua del lago non è salata e fu sufficiente recuperarla e smontare trappole e balum per farli asciugare.
La tempesta tropicale causò invece un grave guasto alle linee elettriche e l’erogazione si interruppe prima dell’alba. Viene messo in marcia il generatore ma dopo 4 ore questo si arrestò. Senza energia elettrica siamo completamente inattivi e non resta che attendere un motorista da Lomè che, scoperto il guasto della pompa di travaso del carburante, è costretto a rientrare a Lomè per reperire il ricambio. Finalmente a pomeriggio inoltrato, il generatore fu rimesso in servizio, esattamente nel momento in cui l’erogazione della rete veniva ripristinata! Tutto questo ci costò, in conclusione,  oltre 8 ore di inattività.
Abbiamo già da tempo sperimentato quanto devastanti possano essere per gli apparati le improvvise interruzioni dell’energia elettrica e anche questa volta dovemmo subire diversi guasti. Al contrario di quanto avvenuto in Ghana l’anno scorso, i K3 fortunatamente non subirono danni ma non altrettanto si può dire per i lineari. Uno degli Acom, dopo una ennesima interruzione si rifiutò di funzionare. A nulla valse sostituire la valvola ed il relè di commutazione d’antenna, che sono le parti più soggette a guastarsi. Tutto questo avvenne nella giornata di domenica, la diagnosi dei tecnici Acom, informati via email e chiamati al telefono il lunedì, non lasciò speranze, oltre che la valvola risultava danneggiata anche una scheda di controllo, non riparabile con i mezzi a nostra disposizione. Il lineare guasto finì mestamente nel suo contenitore e quello a stato solido prese il suo posto nella stazione SSB. Anche questo però non risultò immune da problemi, qualcosa non funzionava più a dovere nella commutazione dei filtri di banda e spesso si verificavano emissioni spurie che disturbavano pesantemente le altre due stazioni tanto che spesso eravamo costretti a rinunciarvi.
Era logico attendersi che la perdita totale di un lineare e quella parziale del secondo, avvenuti a metà della nostra spedizione, ci avrebbero pesantemente penalizzato ma sorprendentemente siamo sempre stati in grado di sostenere ritmi molto elevati con pile-up robustissimi sia in SSB che in CW, con Europa, USA e Giappone. Ricevevamo rapporti lusinghieri, i nostri segnali erano sempre ottimamente ricevibili e questo ci portava spesso a riflettere sulla effettiva necessità di trasportare pesanti e ingombranti amplificatori quando con 100W si possono ottenere tali performance!
La nostra permanenza si svolgeva in modo tranquillo e si può definire “dorata” all’interno del recinto del resort, protetto e sorvegliato da guardie. La vita all’esterno però è tutt’altra cosa, il Togo è un paese molto povero, il livello di vita è molto basso. Fuori dal resort, per quelli di noi che hanno fatto brevi escursioni, le condizioni di vita sono rivelate molto precarie, solo un poco alleviate dall’opera di missionari laici e religiosi, molti dei quali italiani, alcuni dei quali abbiamo avuto la fortuna di conoscerne. Potevamo vedere, guardando il lago, le piroghe cariche di passeggeri, spinte a braccia con lunghe pertiche, i pescatori che si affannavano per tutto il giorno a calare e ritirare le reti per ricavarne pochi chili di pesci piccolissimi, altri immersi nell’acqua fino alla cintola pescare con rudimentali canne.
La capitale Lomè ha alcuni edifici governativi grandi e rappresentativi ma il resto della popolazione, circa 1 milione dei 6,5 abitanti del Togo, vive nella capitale e in gran parte in edifici bassi e precari. Il traffico è abbastanza caotico, specialmente nelle ore di punta, e con mugoli di moto di piccola cilindrata di fabbricazione cinese, talvolta cariche all’inverosimile.
L’economia del Togo si basa in gran parte sull’agricoltura e l’esportazione di cacao e sull’estrazione dei fosfati di cui è uno dei maggiori esportatori mondiali.
Giungemmo infine alla conclusione delle nostre operazioni, il nostro volo partiva alle 04,30 della domenica mattina ma gli accordi col resort prevedevano la nostra partenza alle 19 circa perché non è prudente viaggiare la notte e non fu possibile ottenere deroghe a questa posizione. Alle 13,00Z di sabato 24 fu messo a log l’ultimo qso ed iniziammo le operazioni di smontaggio e imballaggio delle nostre attrezzature. Fortunatamente Coco e sua sorella Suora Giannina, si offrirono per intrattenerci una volta espletate le formalità doganali.
L’aeroporto di Lomè non si può dire sia congestionato dal traffico, solo pochi aerei atterrano e decollano nell’arco della giornata per cui è logico trovarlo, a quasi otto ore dal volo, pressoché deserto. Fortunatamente l’ufficio doganale era aperto e fu possibile espletare le formalità e riavere la cauzione depositata all’arrivo, non senza lasciare un “cadeau italienne” ovvero una mancia in Euro. Ci venne anche concesso di depositare i bagagli in un ufficio della dogana, lasciandoci liberi di uscire con Coco e ripresentarci in aeroporto per il check-3 ore prima del volo.
Stipati in due auto Coco e la sorella, insieme ad amici e parenti, cominciammo il tour della “lomè by night”. Abbiamo subito l’impressione che del milione di abitanti di Lomè neppure uno sia rimasto a casa tanta è la confusione e il fracasso per le strade. C’era una specie di “festival della birra” e all’esterno dei capannoni che ospitavano la manifestazione erano assiepate una quantità indescrivibile di motorette e auto, una folla rumorosa e festosa e lungo le strade dozzine di “bar” con musica assordante a tutto volume. I “bar altro non sono che tettoie in legno o lamiera con tavoli in legno e panche su pavimento in terra battuta. Si beve birra o soft drink, l’igiene è molto approssimativo, il rumore infernale. Eravamo osservati con curiosità, non è frequente vedere in Togo un gruppo di sei occidentali, però non abbiamo mai percepito alcun segno di ostilità o aggressività nei nostri confronti. Anzi talvolta qualcuno ci salutava nominando qualche famoso calciatore o qualche squadra di calcio italiana.
Dopo aver sostato in un paio di questi “bar” giunse l’ora di andare in aeroporto, prelevati i bagagli facciamo il check-in e attendiamo l’imbarco. Ci aspettava un’ultima sorpresa, un funzionario della sicurezza ci convocò per una verifica ad alcuni dei nostri bagagli, dallo screening risultava qualcosa di sospetto (era il trasformatore di un lineare) ma spiegato l’equivoco ci rendemmo conto che lo scopo ultimo era quello di spillarci un ultimo “cadeau italienne”.
Alle 16 di domenica le ruote dell’Airbus della Royal Air Maroc toccarono la pista di Malpensa e la fredda atmosfera milanese ci accolse.
Tirando le somme possiamo essere orgogliosi per gli oltre 55.000 qso fatti in buona parte con le attrezzature a potenza ridotte, un risultato ben superiore alle nostre aspettative. C’erano altre importanti DXpedition in aria contemporaneamente alla nostra, la dissoluzione delle Antille Olandesi aveva permessa la creazione di 4 new one assoluti, in aria proprio in quei giorni. Ci saremmo aspettati grossi problemi di condivisione delle bande e sovrapposizione dei pile-up. In realtà i problemi sono stati minimi, sempre gestibili senza particolari sofferenze.
Infine qualche statistica:
QSO 55604
QSO senza doppi 53500
QSO unici 19984
USA 9930
I 7060
DL 5380
JA 3400
EA 3300
UA 3000
F 1800
Un ringraziamento a tutti gli sponsor che anche per questa DXpedition sono stati numerosi.
Alla stazione Pilota IK7JWY Arturo e a IH9GPI Giacomo per l'eccezionale log online.
Alfeo I1HJT/5V7TT Team